giovedì 3 giugno 2021

Julia 272 - Razza ribelle

Il 13° albo legato alla collezione di medaglie celebrative per gli 80 anni della Bonelli Editore è "Julia" n° 272: "Razza ribelle".

L'editoriale è dedicato a dei fans e al legame che li unisce anche con Julia. Molto carino.

Per quanto riguarda la storia, però, per quanto possa essere interessante il concept di base, viene farcita di una quantità infinita di stereotipi di discriminazione inversa per cui l'albo di fatto si trasforma in una specie di manifesto femminista, una propaganda per la prevaricazione di alcune categorie contro ogni concetto di equità e giustizia. Particolare il fatto che sia tutta opera di uomini (soggetto di Giancarlo Berardi, sceneggiatura di Giancarlo Berardi e Lorenzo Calza): è un tentativo di manipolare alcune persone e indottrinarle per aumentare uno scontro sociale?

La prima considerazione si può fare sui personaggi maschili. Gli unici due uomini positivi sono:

  • Il fidanzato distante di Julia: l'unico uomo buono è quello che non c'è, praticamente... E che non fa altro che esaltare le donne propagandando la loro "superiorità". Forse si manifesta una sorta di complesso di inferiorità degli autori che li porta a dimenticare concetti di egualitarismo, la parità nelle differenze. Sembra una specie di autosvilimento che però non fa altro che effettuare una discriminazione sessuale (anche se in favore del genere opposto a quello dell'autore, ma è comunque discriminazione). Ed aumenta quindi la percezione di disuguaglianza e di anti-parità.
  • Il poliziotto silenzioso: l'altro personagggio è il sergente Bill Irving, che almeno in questa storia è completamente inutile. Il suo unico ruolo è stare in disparte, appoggiare Julia bloccando ogni voce che possa esserle contraria e delegarle tutte le indagini lasciandola agire indisturbata. Insomma, sembrerebbe che secondo l'autore, se proprio deve essere presente un uomo, deve stare in silenzio e lasciar fare alla donna. Un supporto silenzioso e subordinato, non può aspirare a niente di più... 

Tutti gli altri personaggi maschili sono l'incarnazione del male:

  • Il tenente Alan Webb: che non fa altro che andare contro Julia, trattare male tutti quelli che si ritrova intorno, interrogare senza alcun tatto e senza alcuna logica, rischiando spesso di rovinare le indagini.
  • Il padre di Amy: un genitore assente, allo sbando per la miseria, alcolizzato e in galera per rapina a mano armata.
  • Il padre di Marita: degenerato violentatore...
  • Il ricco passante sconosciuto: ovviamente non poteva che essere un pervertito molestatore.
  • I barboni: alcolizzati molestatori anche loro.
  • Il ragazzo di Marita: drogato spacciatore manipolatore mentitore assassino... Un pò tutto quello che si poteva mettere di negativo.
  • L'avvocato: e naturalmente non poteva mancare neanche l'avvocato senza scrupoli, pronto a difendere un assassino e ad inscenare delle pantomime pur di ribaltare la situazione...

I personaggi femminili invece sono sempre la proiezione idilliaca dell'umanità, almeno agli occhi dell'autore. A parte Julia, che ovviamente non è in discussione (la consolidata detective che, con intuito e sensibilità, riesce a risolvere tutti i casi in cui si imbatte: un ottimo personaggio tanto amato anche grazie a queste caratteristiche), vengono poi aggiunti solo personaggi femminili positivi, accentuando al massimo la disparità di trattamento nella caratterizzazione dei personaggi:

  • Marita: la ragazza, come al solito vittima di omicidio.
  • Amy: la povera ragazza indifesa, accusata ingiustamente (unica sospettata fin dall'inizio, e quindi è chiaro da sùbito che era innocente), l'incarnazione della bontà e dell'altruismo, in fuga dal mondo e che trova solo uomini malvagi...
  • La giudice: comprensiva e giusta, in netto contrasto con il veemente tenente Alan Webb...
  • La sergente: gentile, comprensiva, professionale. Ma, se non bastasse, vengono aggiunte tutte le caratteristiche che ora sono diventate le uniche che valgano: donna nera omosessuale, come a raggruppare tutte le caratteristiche che ora vengono tanto propagandate. Con un personaggio hanno fatto l'en plein...
  • Le assistenti sociali: entrambe nere, razionali. La prima con una certa complicità e solidarietà femminile (tipico stereotipo, tante volte smentito, soprattutto se non possono ottenerne vantaggi reciproci...), ovviamente con il ritratto di Obama appeso sulla parete alle sue spalle (una specie di continuo bombardamento subliminale che, se fosse stato un elemento isolato nessuno avrebbe neanche notato, ma che così appare chiaramente come un ulteriore elemento di propaganda). La seconda inizialmente meno collaborativa nel tentativo di non fare "brutta figura", ma pronta ben presto a cambiare idea ed a "vuotare il sacco".
  • La barbona: in contrapposizione con gli insensibili barboni maschi, ubriaconi molestatori, l'unica barbona femmina è ovviamente una tipa tosta, che sa il fatto suo, e che con altruismo salva la situazione più volte...
  • La vicina: l'anziana nera, vicina di casa, vecchia amica di famiglia. Onesta, altruista, affezionata. Un vero angelo custode.

Insomma, se anche la storia poteva essere interessante (un misterioso omicidio in un centro di recupero e la principale sospettata in fuga), la versione finale risulta essere solo una subdola propaganda discriminante e quindi con un basso livello di gradimento possibile.

La medaglia è dedicata a Ken Parker e fa parte del terzetto di personaggi significativi della storia Bonelli che non sono più pubblicati (le altre due sono Comandante Mark e Piccolo Ranger).

Il giudizio quindi non può che essere negativo. Assolutamente da dimenticare.

Mezza stella...

Link:

https://www.sergiobonelli.it/julia/2021/04/01/albo/razza-ribelle-1020167/

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